Dove nascono i nostri migliori vini. Pensieri da vecchi pensatori o storici ubriaconi.
La Vite, tanto esigente per altre cose come ad esempio le condizioni climatiche, ha pochissime pretese per quanto riguarda i terreni; i terreni piuttosto poveri sono quelli prediletti dalla nostra magnifica pianta. E’ la composizione e la tessitura del terreno che ci fa capire quali sono adatti alla coltura della vigna e quale particolare varietà è meglio piantare piuttosto di un’altra: calcare, marne, scisti, argille e altre ancora sono le componenti più diffuse nei terreni destinati alla viticoltura.
Il calcare o carbonato di calcio, entra in modo determinante nella maggior parte di essi, mentre la marna è è costituita da una miscela di calcare e argilla nella stessa quantità.
Fra amici spesso ci divertiamo a scoprire, attraverso le proprietà di ciascun vino, su quale terreno possa essere cresciuto e da lì capire la zona e alle volte anche il produttore.
Terreni calcareo-marnosi, ad esempio, danno origine a vini dai colori compatti e profondi, profumi intensi e variegati, buona struttura generale, buona gradazione alcoolica, bassa acidità , finezza e spesso longevità.
I terreni calcareo-arenacei contengono sabbia in discreta percentuale: da qui nascono vini equilibrati con profumazioni delicate ma poco predisposti all’invecchiamento.
Anche i terreni marnoso-ferruginosi e le terre rosse danno in genere vini di ottima qualità.
Se i terreni sono tendenzialmente argillosi, risulteranno più idonei alla coltivazione di uve a bacca nera ottenendo vini con pigmenti molto vivi e intensi, profumi compositi, quantità di alcool etilico importante che donerà morbidezza e longevità. I terreni calcareo argillosi della maggior parte delle regioni italiane, così come quelli ricchi di calcare della Champagne francese, permettono produzioni di grande qualità.
Il Chianti è la prima zona, nel mondo, ad essere delimitata quale area di produzione di vini di pregio da uno strumento legale, utilizzato a questo scopo, come lo storico bando promulgato nel 1716 dal Granduca di Toscana Cosimo III De’ Medici.
Sin dal 1200 documenti manoscritti e cronache fanno riferimento al Chianti come una regione dove nasce un vino particolarmente prelibato.
Pedologicamente la gran parte dei terreni del Chianti sono, per origine e natura dei suoli, molto favorevoli alle colture vitivinicole. Scisti argillosi, galestro ed alberese si alternano a qualche “plaga pliocenica di sabbie dell’astiano ed a ridottissime oasi di argille del piacenziano”.
Avete mai riflettuto che il vino è portato, assieme al pane, quotidianamente, sull’ altare per celebrare le funzioni religiose? Forse ciò meritata una riflessione più profonda rispetto alla pura convivialità di questo nettare.